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Lombalgia

Il termine “lombalgia” è composto da due parole: lombo e algia. La prima deriva dal latino lumbus, che indica i muscoli situati ai lati della colonna vertebrale. La seconda parola deriva dal termine
greco algos che significa dolore.
Ad oggi, la lombalgia viene anche comunemente chiamata mal di schiena, indicando un dolore che interessa la zona lombare.
Nello specifico, si indica con il termine lombalgia una sintomatologia dolorosa localizzata alla regione posteriore del tronco e con lombosciatalgia, un dolore che comprende la zona lombare e le
regioni dei rami del nervo sciatico (sciatalgia o sciatica) coinvolgendo quindi anche l’arto inferiore.
Esistono tre tipi di mal di schiena (o lombalgia) principali:

  • Lombalgia acuta se ha una durata inferiore alle 6 settimane. È dovuta ad un movimento brusco, uno sforzo eccessivo o una lesione muscolare che causa un dolore intenso. Questa
    forma acuta di mal di schiena molto comune, che colpisce la zona lombare, è anche conosciuta come “colpo della strega”.
  • Lombalgia subacuta se ha una durata compresa tra le 6 e le 12 settimane.
  • Lombalgia cronica quando i dolori alla schiena si prolungano per più di 12 settimane senza interruzioni. In questo caso, alla lesione principale, si aggiungono altre complicazioni che
    possono essere legate al sistema nervoso, all’ansia, allo stato di salute in generale (interventi o altre patologie in corso) oppure ancora allo stress. Sono necessari esami
    specifici per identificare la natura del problema. Per questo motivo, la lombalgia cronica viene anche classificata in:
    -lombalgia cronica non specifica se non è attribuibile a una causa nota;
    – lombalgia cronica specifica se riconducibile a patologie vertebrali (quali ad esempio traumi, neoplasie, infezioni, malattie infiammatorie, spondiloartrite, discopatie degenerative

 

CAUSE
Le cause del mal di schiena possono essere tante e molto diverse tra loro. La maggior parte sono correlate ad una postura scorretta e a movimenti azzardati che provocano stiramenti, contratture o distorsioni muscolari.

Inoltre, possono essere distinte in cause di natura meccanica e non meccanica:

  • Meccanica: degenerazione discale e delle faccette, patologie muscolari (es. sindrome dolorosa miofasciale), dolore discogenico con o senza sintomi radicolari, dolore da trauma spinale, fratture vertebrali, spondilosi con o senza stenosi del canale vertebrale, micro- e macro-instabilità della colonna.
  • Non meccanica: sindromi neurologici, mielopatie, diabete, tumore, polineuropatia (acuta, subacuta, cronica), mononeuropatia, miopatie, sindromi distoniche, patologie sistemiche, neoplasia, infezioni (ossee, epidurali, discali), spondiloartropatia infiammatoria, patologie metaboliche dell’osso, patologie vascolari, dolore riferito, patologie viscerali (pancreatite, colecistite e nefriti), patologie cardio-respiratorie, alterazioni delle coste/sterno, aneurisma dell’aorta toracica/addominale, patologie dell’anca

DIAGNOSI
Consultare il medico è il primo passo per effettuare un’anamnesi, individuare l’origine del dolore lombare acuto e valutare approfondimenti clinici. Di solito, la lombalgia scompare dopo 2-3
settimane, ma, in caso di persistenza oltre le 6 settimane ,il medico di medicina generale o lo specialista possono valutare la prescrizione di esami come la Radiografia alla colonna vertebrale
(RX), la Risonanza Magnetica (RMN) o la TC lombosacrale.

TRATTAMENTO
Il primo approccio terapeutico alla lombalgia deve essere necessariamente conservativo, a cominciare dalla terapia farmacologica (antinfiammatori non steroidei, analgesici, miorilassanti etc)
prescritta dal medico curante in base alla storia clinica del paziente. Molto utili sono inoltre, specialmente in caso di dolore cronico, la fisioterapia e la massoterapia e, se il dolore persiste presentando una componente di radicolopatia , la terapia infiltrativa radio o ecoguidata. Fondamentale risulta pertanto, soprattutto in caso di lombalgia cronica, la valutazione di uno specialista, come un neurochirurgo, il quale saprà guidare il Paziente nel delicato percorso diagnostico e terapeutico che porterà, ove possibile, all’individuazione delle cause del dolore ed al trattamento più corretto che non necessariamente sarà un intervento chirurgico.
La chirurgia vertebrale infatti deve essere riservata a quei Pazienti nei quali la terapia conservativa non ha portato a significativi e durevoli miglioramenti e l’approccio chirurgico più adeguato deve essere “calibrato” sul Paziente sulla base della patologia specifica al fine di ottenere il miglior risultato possibile soprattutto in termini di risoluzione della sintomatologia dolorosa.

Dr. Stefano Medaglia